venerdì 2 giugno 2017

#13 Horror Club: l'uomo che mangiava i vestiti

Lavorava ormai da anni in quella gigantesca lavanderia industriale, tant'è che mancava poco alla sua promozione a caporeparto. Non era un mestiere molto faticoso, anche perché con l'avvento delle nuove tecnologie molti ruoli della catena di montaggio erano pressoché sostituiti dai macchinari. Erano poche le mansioni rimaste e spesso queste ultime non erano altro che tener sotto controllo il funzionamento di quelle braccia meccaniche. A lui piaceva quel lavoro, non gli dava neanche troppi problemi ... forse.
Luca ad esempio era uno di quei dipendenti che non aveva mai potuto sopportare. Un ragazzo schivo, timido, preoccupato, uno di quelli che non cerca di stringere rapporti con nessuno, ma che poi diventa una sanguisuga con l'unico essere umano a cui aveva furtivamente detto ciao. Luca aveva detto a lui ciao e Luca era diventato la sua ignobile sanguisuga. Lo perseguitava, lo seguiva, gli offriva il pranzo. A volte gli chiedeva anche come stesse sua moglie, donna che non aveva ma incontrato. Altre volte invece non lo degnava di uno sguardo ed in particolare accadeva nei giorni in cui sembrava depresso. Si presentava a lavoro abbattuto e pallido come un cencio, si dedicava con pigrizia alle sue mansioni e restava con lo sguardo nel vuoto per ore, estraniandosi dal mondo. Questo era un aspetto che lo inquietava. Ciò che però lo spaventò di più accadde un giorno in cui entrambi restarono per degli straordinari notturni.
Erano soli, avevano una mole esorbitante di lenzuola da lavare e l'unico che riusciva ad usare i macchinari più grossi non era Luca. Questo significava che avrebbero dovuto lavorare separati, uno in una stanza e l'altro in un'altra. Si trattava di alcune ore, ma il suo collega stava attraversando una di quelle giornate di depressione. Alle tre passate infatti andò a vedere come se la stava cavando e quello che vi si parò dinanzi fu impensabile.
Luca era carponi su uno dei tavoli allestito per il piegamento dei tessuti più grandi. Contorto in una posizione animalesca mangiava voracemente le lenzuola. Le addentava come se fossero prede succulente, come se fossero gazzelle divorate da un leone. I suoi occhi non avevano pupille e dalla bocca gli colava sia sangue che bava bianca. I suoi denti producevano un rumore grottesco e neanche riusciva ad immaginare come potessero lacerare le lenzuola fino ad ingoiarle. Le mani stringevano così forte quelle stoffe che parevano indemoniate. Il suo ventre era gonfio e di un colore violaceo. C'era una puzza di morte indescrivibile.
Cosa cazzo stava succedendo? Cosa diamine era preso a quell'uomo? Stava mangiando quelle lenzuola come se fossero pezzi di carne gigante! Era indemoniato? Era posseduto? Era fatto? Era impazzito?
Non cercò di farlo rinsavire per due motivi molto semplici. Il primo era legato al fatto che fosse letteralmente terrorizzato dalla situazione.
Il secondo era legato al fatto che non c'erano soltanto le lenzuola sul grosso tavolo su cui era carponi Luca, no. In un angolo, mordicchiati e appena appena lacerati, c'erano dei vestitini di sua moglie e alcuni maglioni di suo figlio.
Fino a che punto Luca era diventato la sua sanguisuga?
Non lo voleva sapere ... preferì prendere le chiavi di casa e andare a controllare come stesse la sua famiglia.

Raccontò la sua macabra storia con la sua voce squillante, cercando di dare un'intonazione adeguata ad ogni passo. Ci fece rabbrividire, sembrò essere come un doppiatore dell'orrore fuoriuscito dai tenebri fotogrammi di un film maledetto.
Controllai se i miei vestiti avessero dei morsi per puro riflesso incondizionato, quella scena era stata rivoltante e spaventosa allo stesso tempo.
Toccava a me ora, ma non avevo idea di cosa dover narrare. L'ultima storia da me detta era fuoriuscita automatica dalle mie labbra, tant'è vero che da solo mi ero spaventato. Non l'avevo inventata né pensata, era uscita dalle mie labbra e basta.
Adesso però ero vuoto, vacante, dissacrato. Toccava a me e non avevo storie dell'orrore. 
Venni salvato dall'uomo con la cicatrice, il quale alzandosi in piedi dichiarò conclusa quella prima seduta. Potevamo tornare a casa, potevamo riposare. Ci saremmo visti il pomeriggio seguente, allo stesso orario, allo stesso posto. Non dovevamo preoccuparci di niente, aveva tantissime novità di cui svelarci i misteri...

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