martedì 4 settembre 2018

#1 Dark and Ness: vivere circondati dai demoni

Stando a quello che si legge e si vede sui social network, moltissime persone credono di vivere una vita isolata, poiché circondati da gente falsa e cattiva che cela un'altra versione di sé oltre la maschera che mostra. Fotografie con volti di cera o di vetro che ti passano accanto, sfiorandoti e sorridendoti come se fossero amici, provano a comunicare il disagio che la maggior parte della gente vive sentendosi non integrata nella propria realtà.
Questo era comunque quello che provava Jeff, il cui soprannome ormai era diventato automaticamente Dark, dal momento in cui aveva iniziato a vestirsi in maniera appunto più dark e ad ascoltare musica heavy e death metal, associando anche altri sottogeneri più pesanti che è inutile specificare per la loro pochissima diffusione mainstream.
Era l'unico in tutta la scuola a sfoggiare un abbigliamento simile, sebbene quel tipo di musica fosse prediletta da più di una decina di persone. A lui non interessava il giudizio degli altri, ma quando alcuni caproni lo prendevano in giro con quel nomignolo, interiormente qualche fendente gli arrivava. Non era fatto di pietra e quelle false facce che aveva intorno lo facevano rabbrividire.
Chiuse l'armadietto dove aveva appena riposto i libri della prima ora, i quali ormai non gli servivano più, e vi si appoggiò contro con la schiena. Si guardò intorno per vedere se ci fosse qualche professore o qualche bidello di passaggio e cominciò a rollarsi una sigaretta. Era sempre un rischio fare una cosa del genere. Non solo non aveva ancora diciott'anni, ma all'interno della scuola non c'era nessuna area per poter fumare e di allarmi antifumo ce n'erano centinaia. Tuttavia lui non lo faceva come sorta di ribellione al sistema, lui fumava per rilassarsi, cosa ancora peggiore. È così che nascono le dipendenze.
"Quanto è ribelle Dark, il frocetto? Guardatelo! Si chiude una sigaretta con le sue mani!", canzonò un ragazzo di passaggio, vestito con la camicia e i jeans strappati. Il gruppetto fotocopiato dei suoi amici rise di vero gusto a quella derisoria frase.
Dark gli mostrò il dito medio, infilandosi poi la sigaretta nel gilet tempestato di borchie. Gli snob gli fecero il segno del vomito prima di allontanarsi. La maggior parte di loro pippava la cocaina nei bagni, per questo si sentivano ricchi, potenti e superficiali. Lui li odiava tutti, a prescindere dalla loro etichetta sociale.
Andò in bagno allora, tirando un sospiro di sollievo quando vide che non c'erano persone indiscrete o spione. Si avvicinò alla finestra che ormai si era abituato ad usare e la spalancò, passandovici attraverso per sedersi sul davanzale con i piedi penzolanti nel vuoto. Si trovava al secondo piano, ma quella finestra affacciava sul cortile. D'inverno non c'era alcuna possibilità che qualcuno lo vedesse e lo facesse passare dei guai.
Si accese la sigaretta e, socchiudendo gli occhi, fece una lunga boccata rilassante.
Che si fottano tutti, pensò.
Quando riaprì le palpebre, il suo sguardo venne catturato da qualcosa di insolito. In fondo al panorama che aveva innanzi, sul confine di alberi che delimitava il cortile annunciando il bosco, un ragazzo dai capelli viola abbracciava un tronco. Era fermo e immobile, seduto sulle proprie chiappe, ma agguantato al tronco sia con le gambe sia con le braccia. Qualcuno avrebbe potuto pensare che stesse dormendo o che stesse smaltendo i residui di alcool di una serata brava, ma Jeff non faceva parte di questa tipologia di pensatori.
Sarà stato il bosco, sarà stato il silenzio o sarà stata l'inusualità della situazione, ma lui pensò a qualcosa di negativo dinanzi a quella scena.
Ricordò le parole che gli disse Betty da bambini, ovvero quasi dieci anni prima.
Il mondo che ci circonda è popolato da demoni che si nascondono nei corpi degli esseri umani. Lo fanno perché hanno dei propri segreti affari da compiere qui. Entrano attraverso alcuni portali o altri modi che non conosciamo e assumono le nostre sembianze per confondersi e fare ciò che devono fare.
Fece un altro tiro di sigaretta.
Magari quello era un demone nascosto da umano, visto che faceva una cosa che un uomo non avrebbe mai fatto.
Ricordò quei giganteschi occhi gialli che lo fissavano dal confine del bosco.
Chiuse gli occhi per cercare di pensare ad altro.
"Vaffanculo tu, Dark!", disse una voce alle sue spalle all'improvviso, spingendolo e facendolo cadere nel vuoto.
Questo perché a volte sono gli essere umani i demoni di cui dovremmo avere terrore.

lunedì 3 settembre 2018

#0 Dark and Ness: una promessa di sangue

Tre bambini fuoriuscirono correndo dal bosco in cui erano stati intrappolati per più di un'ora. Erano sudati, stanchi, impauriti e spaventosamente sporchi di sangue.
Il maschietto, Jeff, aveva le mani imbrattate di liquido rosso e non faceva altro che fissarsele mentre correva cercando di non inciampare. La bambina dai capelli biondi, Sarah, aveva soltanto il proprio vestitino rosa sporco, ma se ne fregava visto che era più importante fuggire, piuttosto che ricordare ciò che avevano appena fatto o pulirsi per nascondere le relative prove del misfatto.
La seconda bambina, quella dai capelli rossi, il cui nome era Betty, rideva mentre la fuga era in atto. Era quella più sporca di sangue tra i tre. Ce l'aveva tra i capelli, sul viso, sulle mani, sulle scarpe. Era quella che aveva cominciato tutto e che si era fatta aiutare nel completamento. Era stata senziente e cosciente per tutto il tempo, motivo per cui la sua paura interiore era minore rispetto a quella degli altri. Nei suoi occhi c'era un piccolo barlume di sadismo, ma forse erano soltanto l'adrenalina e la voglia di vendetta che aveva consumato.
Corsero per centinaia di metri nella radura aperta, vedendo uccellini volare via ed evitando di voltarsi indietro. Il fatto che il cielo fosse azzurro e senza nuvole pareva essere una condizione di contrappasso, considerando ciò che avevano commesso.
Si fermarono quasi al centro della piana, in un piccolo cerchio di terra bruciata con un falò spento e dei grossi massi messi lì come piccole panche di pietra naturale. Guardarono il bosco alle loro spalle ed un grido gutturale e minaccioso risuonò nell'aria, facendo scuotere violentemente gli alberi e i cespugli. Due occhi giganteschi e gialli apparvero tra alcuni tronchi a distanza di alcuni metri tra loro. Una zampa nerastra, larga almeno 3 metri e dagli artigli acuminati, apparve dal nulla, schiacciando come se niente fosse un arbusto ricco di spine. Lo sbuffo e il respiro di quell'essere immondo, dopo l'ululato, furono spettrali e raccapriccianti. I ragazzi non credevano ai propri occhi.
"Perché ci siamo fermati? E se continua ad inseguirci e ci raggiunge? Non dovremmo allontanarci di più?", chiese senza sosta Sarah, perdendosi nello sguardo maligno della bestia che li osservava.
"Non può uscire dal bosco, stai tranquilla", dichiarò Betty, mettendo una mano sporca di sangue sulla spalla della bambina spaventata.
"Lo credo anche io", confermò Jeff, deglutendo e distogliendo lo sguardo da quelle sfere gialle bramanti. Avevano rischiato grosso. Se li avesse presi, a quest'ora sarebbero tutti stati solo carne da macello.
"Dobbiamo promettere", esordì Betty.
"Promettere cosa?".
"Dobbiamo promette che non racconteremo a nessuno quello che abbiamo fatto nel bosco e che non diremo mai neanche come è fuoriuscito quel coso che ci ha inseguito".
Jeff e Sarah si guardarono terrorizzati. Entrambi erano innamorati di Betty ed era per questo che l'avevano aiutata a fare ciò di cui lei aveva strettamente bisogno. Il sentimento forte che provavano li aveva fatti inoltrare nel bosco, nonostante le assurde storie riguardanti il mostro che lo popolava e che si erano rivelate essere veritiere.
Avevano soltanto 6 anni ed era estate. Tra meno di un mese sarebbe iniziata la scuola e la ragazzina dai capelli rossi avrebbe cambiato città, lasciandoli da soli per sempre, con quell'emozione inespressa e quell'amore acerbo e fanciullesco.
Betty si passò sulle labbra il sangue di cui aveva le mani zuppe. Prese per mano i suoi due compagni e poi li baciò entrambi sulle labbra, sporcandoli di liquido rosso. Sarah e Jeff provarono un po' di ribrezzo, ma il fatto che la stessero baciando cancellò completamente dalla loro mente la presenza di quel sangue.
La promessa era suggellata, non avrebbero più potuto raccontare a nessuno le vicende di quel giorno.
"Ci rivedremo", annunciò Betty con risoluzione. Era l'unica che tra loro sembrava già essere adulta nonostante la sua giovinezza.
Fissarono tutti e tre il bosco, dove ormai non era più presente quell'essere gigantesco. Si presero per mano e si avviarono verso casa.
Quella fu l'ultima volta che Sarah e Jeff videro Betty, anche perché quando tantissimi anni dopo la rincontrarono... beh, lei non era più la stessa.

sabato 16 giugno 2018

#1 Kill Her: una setta ascetica

Le fiammelle traballanti delle candele rosse accese illuminavano un androne vuoto ricco di panche e di alcuni tappeti circolari. Un odore di chiuso si stanziava a ridosso delle pareti tinteggiate di beige, mescolandosi ad un ulteriore olezzo mefistofelico che proveniva dal cielo. Lungo il soffitto macchiato di muffa infatti, una fila di grosse croci di legno erano inchiodate orizzontalmente. Su di esse erano legati degli scheletri umani di diverso colore: alcuni biancastri, altri neri e ammuffiti, altri ancora sfoggiavano un giallo pallido e spento. Solo una croce conservava su di sé un corpo quanto meno fresco, ma anche quest'ultimo, posizionato grosso modo dove vi era l'entrata principale del luogo, era comunque in uno stadio di putrefazione avanzata. Era pressoché deceduto da quasi un anno circa.
La porta si spalancò, venendo anticipata da un brusio di voci sommesso, e dodici uomini entrarono all'interno dell'androne, posizionandosi giusto al centro e abbassando i propri sguardi al suolo.
Non indossavano tuniche, non indossavano cappucci, non portavano alcun cimelio religioso o alcuna reliquia. Eppure le parole che pronunciavano erano versetti in latino della bibbia, recitati a memoria. Stringevano le mani come quando si prega e gettavano i propri sguardi sottomessi verso il pavimento. Non erano preti però ed erano vestiti in modo del tutto casuale. Non avevano neanche un vangelo o un altro tipo di testo religioso e di certo non parevano intenzionati ad inginocchiarsi.
Dopo alcuni minuti, il silenzio prese il sopravvento e tutti rialzarono lo sguardo, puntandolo verso il mosaico di scheletri e croci che componeva il soffitto. Delle lacrime bagnarono alcuni dei volti ed uno di questi ruppe il cerchio formatosi, mettendosi al centro.
"Questa notte, amici miei, è cominciato finalmente il nostro piano. Questa notte, amici miei, i nostri dodici omicidi hanno riempito il vaso che da quasi un anno attendiamo di rovesciare e distruggere. Quello che ci è stato fatto deve essere ripagato e quello che deve essere ripagato va portato a compimento con rapidità. Dopo quasi 2000 anni, la nostra setta è stata affrontata e sbeffeggiata e noi non possiamo minimamente permettere che questo resti impunito. Dobbiamo inoltre riportare lo splendore e il vigore sulla nostra reputazione e sulla nostra supremazia, prima che il Secondo Millenario venga celebrato, altrimenti la discordia e il disonore faranno estinguere tutti noi. Perderemmo la dignità se non lo facessimo! Noi siamo esseri umani, siamo dei, siamo plasmatori del mondo e profeti della parola creatrice. In alto le nostre Armi di Distruzione, benediciamole prima del compimento del secondo passo!".
Ognuno degli uomini, dopo aver ascoltato le roche e carismatiche parole dell'uomo apparentemente leader, rimosse dalla cintola dei propri pantaloni un utensile casalingo. Qualcuno stringeva un martello, qualcun altro un forchettone per gli spaghetti e qualcun altro ancora una grattugia. Erano strumenti normali, acquistabili tranquillamente in qualsiasi supermercato o ferramenta. Vennero alzati al cielo stretti da entrambe le mani degli accoliti e, sotto la luce dei ceri, il sangue che li ricopriva tutti brillò lucido e focoso. Quelle erano le dodici armi contundenti dei delitti notturni.
"Abbiamo usato la nostra simbologia al meglio con le nostre potenti reliquie!", strillò improvvisamente il leader.
"Benediciamole!", risposero tutti in coro.
"Abbiamo lasciato i nostri significati, nascondendoli con quegli stupidi pentacoli e con quegli altri simboli privi di senso!".
"Benediciamoli!".
"Abbiamo suggerito una falsa pista a chi di dovere!".
"Benediciamola!".
"Abbiamo lasciato però inciso il nome di chi dovrà pagarla...", concluse sussurrando, ma venendo udito da tutti i presenti, i quali non fecero attendere la propria bofonchiata risposta.
"Selene... che tu sia maledetta...".
E il silenzio cadde di nuovo.

venerdì 15 giugno 2018

#0 Kill Her: i dodici inspiegabili omicidi

Selene parcheggiò la propria auto nel vialetto di casa come ogni sera quando ritornava dal dipartimento. Si sentiva stanca e spossata, ma finalmente era venerdì ed il suo turno di lavoro, protrattosi per due lunghissime ore in più, era già finito. L'indomani sarebbe stata libera, il sabato era sempre il suo giorno di riposo e di solito lo passava andando al parco o vedendosi con le amiche.
Per essere un detective capo di 40 anni e rotti della sezione investigativa, era comunque una donna che si teneva in forma e conservava il proprio corpo tonico grazie all'attività fisica e alla palestra, dove andava a sudare almeno 4 volte alla settimana. Se non si fosse sparsa la voce del suo essere single e del suo non avere figli o legami sentimentali, sarebbe potuta passare tranquillamente per una splendida ed affascinante madre di mezza età. Magari una di quelle su cui tanti adolescenti, ma anche tanti adulti, fantasticano in privato o in compagnia di amici stretti e pervertiti.
Tirò il freno a mano, richiuse la porta del garage alle proprie spalle e finalmente spense l'automobile, lasciandosi andare ad un lungo e meritato respiro di sollievo.
Era a casa, era sola e adesso avrebbe potuto rilassarsi. Per almeno 24 ore non ci sarebbero stati omicidi su cui investigare, scene del crimine insanguinate dove trovare indizi o ricostruire atti violenti, prigionieri o sospettati da interrogare e mettere sotto torchio e parenti da consolare in qualche modo. Sola, libera, leggera, rilassata, solo questi sarebbero stati gli stati d'animo di cui avrebbe dovuto prendersi cura e relativamente preoccuparsi. Non c'è cosa migliore infatti per l'essere umano di quella di non dover pensare a nulla e dover solamente mettere in atto il proprio godibile relax.
Entrò in casa dalla porta interna del proprio garage, chiamò e salutò la sua piccola gattina di nome Anya, mettendole anche dei buoni croccantini freschi, e poi fece una corsa diretta verso la doccia. L'acqua calda era per lei una droga tanto potente quanto lo erano delle buone coperte fresche e tiepide sotto cui addormentarsi dopo una giornata di lavoro.
Si lavò con calma ovviamente, facendosi un lunghissimo shampoo, depilandosi le gambe con il rasoio usa e getta e passando sulla propria pelle le varie creme corporee e creme viso che solitamente usava per idratarsi. Applicò anche una maschera facciale, prima di scendere al piano di sotto, difatti la sua gatta si spaventò quando le vide il viso verdognolo a causa dell'aloe vera. Scoppiò a ridere quando la vide correre via dalla sedia su cui si stava leccando, per fuggire a nascondersi sotto al divano.
Prese una delle bottiglie di birra che aveva nel frigo e mise nel microonde degli avanzi di pasta da riscaldare. Mettersi a cucinare qualcosa di fresco alle 10 di sera non sarebbe poi stata una buona idea, tanto valeva non buttare quel cibo che aveva già preparato il giorno prima.
Stappò la bottiglia con l'uso di una forchetta e fece un inebriante e fantastico sorso gelido. Il liquido giallo scese in gola come uno dei più fantastici nettari mai conosciuti, riscaldandola e raffreddandola allo stesso tempo. Si sedette sul divano e accese la televisione.
Cominciò a far scorrere i canali perché non aveva minimamente idea di cosa voler guardare, ma quella pigrizia e quella inerzia erano semplicemente le parti integranti del proprio modo di rilassarsi. Non doveva fare nulla e non doveva pensare a nulla. Punto e basta.
Poi però avvennero nello stesso momento due cose tremendamente collegate.
Lei si soffermò per un solo secondo su un notiziario notturno di una tv locale e il suo cerca-persone suonò con ingordigia e avidità.
Dodici cadaveri erano stati scoperti dalla polizia grazie a telefonate anonime e apparentemente tutti quanti erano morti durante lo stesso lasso di tempo.
Prese il cerca-persone già sapendo che quella serata sarebbe andata a farsi fottere, ma prima che potesse anche solo leggere il messaggio, il suo telefono di casa suonò. Era il suo collega e le chiedeva di ritornare subito in dipartimento.
"C'entrano i 12 omicidi che ho appena visto al notiziario?", domandò annoiata e incazzata.
"Sì, Selene".
"Io ho finito il mio turno e domani non devo lavorare, quindi perché mi stai chiamando? Convoca Charles!".
"Non è solo l'orario che accomuna queste morti", spiegò con voce roca il suo collega.
La donna con ancora i capelli umidi deglutì e non riuscì a chiedere di cos'altro si trattasse, prima che la persona all'altro lato del telefono glielo comunicasse direttamente.
"Sono stati uccisi tutti con un'arma contundente diversa, è stato disegnato un pentacolo con il loro sangue sulle mura dei vari soggiorni e sulla pelle dei loro polpacci è stato inciso il tuo nome...".
Il microonde fece risuonare la propria campanella per annunciare il piatto pronto e riscaldato. Peccato che quella sarebbe stata una pasta che mai avrebbe mangiato, esattamente come quei capelli umidi con cui si rigettò nella notte senza mai più asciugarli.

giovedì 19 aprile 2018

#46 Haters: foto di morte sui social network

Alla polizia fu segnalato da diverse persone che uno dei loro amici o conoscenti aveva pubblicato su facebook delle foto del proprio corpo morto. Decine e decine di fotografie in cui si vedeva il suo volto scarnificato e sorridente avevano tempestato le bacheche dei maggiori social network in circolazione. Si trattava di un ragazzo normale, un manager di un ristorante della zona, che all'improvviso senza alcuna ragione aveva pubblicato foto delle proprie mani raschiate, foto del proprio corpo mutilato ed infine una fotografia completa del tuo corpo completamente scuoiato e fatto a pezzi.
L'intervento delle autorità fu repentino e, quando irruppero nella casa dell'uomo in questione, trovarono il suo cadavere adagiato sul tavolo della cucina. A terra c'erano litri di sangue, resti come pelle, organi ed ossa e impronte di scarpe che sembravano appartenere all'uomo stesso. Il suo cellulare era stretto dalle sue dita scheletriche ed era completamente zuppo di liquidi corporei come sangue e bile. Le foto erano state scattate da quel telefono ed erano state direttamente pubblicate sugli account social della vittima.
Non c'erano impronte e non c'erano tracce di altro dna appartenente all'assassino, come se l'uomo avesse fatto tutto da sé, cosa ovviamente impossibile. Non c'erano piste e non c'erano moventi. Anche se riuscirono a ricostruire grossolanamente gli avvenimenti, per la polizia era impossibile risalire ad un probabile esecutore.
Quell'uomo era morto senza ragione e le foto del suo cadavere erano state condivise pubblicamente. L'assassino aveva utilizzato uno strumento rivestito da carta vetrata per ridurre quell'uomo in quella condizione e lo aveva fatto mentre lui era ancora sveglio e senziente. Doveva essere stata una sofferenza atroce.
C'era una cosa ulteriore però che la polizia non riusciva a spiegare, ovvero la mancanza dei due piedi dell'uomo, i quali parevano essere stati rimossi e tagliati tramite l'utilizzo di uno strumento seghettato, come un coltello da pane o un seghetto per il legno.
Perquisirono tutta la casa ma non trovarono né armi del delitto né i pezzi mancanti di quel corpo così straziato.
Il caso fu passato alla sezione investigativa, appoggiata ovviamente dalla sezione scientifica.
Io fui meravigliato dalla bellezza e dalla perfezione di questa esecuzione, ma quello che mi fece più ridere lo vidi attraverso la webcam del computer di Carmine.
Sì, perché quell'uomo aveva portato via con sé i due piedi che aveva reciso e, tramite la telecamera,  io vidi che li stava utilizzando per masturbarsi mentre vedeva il video del suo primo omicidio privo di necrofilia.
Avevo creato senza difficoltà un perfetto haters.

martedì 10 aprile 2018

#40 Haters: sono la voce nella tua mente

Carmine spense il computer e tramite il suo cellulare controllò in che situazione si trovasse il suo conto bancario. Pagare l'uomo dell'agenzia funebre per portare una donna sul posto, ucciderla, scoparla da defunta e poi bruciarne il cadavere nel forno crematorio gli era costato abbastanza soldi.
Fissò i numeri e ripensò a quello che aveva fatto e a quanto lo avesse fatto stare bene. Aveva abbastanza fondi per poterlo rifare almeno altre 4 volte, se non considerava le carte di credito e i prestiti che avrebbe potuto richiedere alla sua banca.
Com'è stato? Meglio della normale necrofilia o simile? Dai, racconta!
Nella sua testa risuonavano le parole di quei due utenti con cui aveva parlato sul forum del deepweb. Se non fosse stato per loro, non avrebbe mai scoperto quella fantastica sensazione, anche se prima, durante e dopo era comunque stato in una fase di confusione.
Ti è piaciuto dunque... ma hai capito se è più soddisfacente ed eccitante oppure no?
Chiuse l'applicazione sullo smartphone, prese una birra dal frigorifero, la stappò e andò ad accomodarsi sul divano. Fece un sorso lunghissimo e rinfrescante e poi ripensò a tutto quello che aveva fatto. Il martello che si infrangeva contro quel cranio fragile, gli schizzi di sangue, il suo membro che penetrava all'interno dei tessuti molli di quel cervello, il sesso frenetico e ricco di urla che ne era conseguito. Era stato tutto così estasiante che gli mancava ancora il fiato se ci rimuginava su.
Quindi è stato soddisfacente ed eccitante, ma non sei riuscito a capire se è meglio uccidere da sé le persone oppure no? Cioè, stai dicendo che non ti è servito praticamente a nulla visto che sei confuso a riguardo...
E lui lo era davvero e parecchio anche. Non riusciva a comprendere però se fosse stato più coinvolgente uccidere quella donna o scoparne il cadavere. Insieme erano due cose pazzesche, ma a lui sembrava importante capire quale delle due azioni fosse più gratificante. Ma come poteva fare per riuscirci?
Uccidi un'altra persona senza poi scoparti il suo corpo, in questo modo focalizzerai tutto sulla sensazione di uccidere e capirai se è maggiore o minore della tua necrofilia...
E quando quelle parole risuonarono ancora una volta nella sua mente, Carmine si convinse. Quello che diceva quell'utente era giusto. Se avesse fatto in questo modo, avrebbe capito al 100% cosa fosse migliore.
Si alzò in piedi e finì la birra, era tempo di raggiungere la soddisfazione nuovamente.
Io sorrisi perché ero già soddisfatto. Sì, perché non c'era estasi migliore di sentirsi come una voce nella sua mente.

mercoledì 31 gennaio 2018

#1 Haters: i forum dei suicidi

Il deepweb era il posto migliore da cui cominciare. Non tutti sanno accedervi, non tutti possono effettivamente entrarvi e non tutti sanno muoversi nelle sue profondità per trovare le cose più impressionanti ed illegali mai esistite.
Il deepweb è un ricettacolo complesso ed intricato di informazioni nascoste e di possibilità criminose mai viste. Nel deepweb è possibile trovare di tutto, al suo interno si possono comprare armi in un secondo e si possono anche acquistare bambini. La prostituzione, i vari traffici di droga e la pedo-pornografia oltre quella zoofila sono veramente all'ordine del giorno. Vengono anche offerti servizi di hacking e stalking. Nel deepweb si può trovare di tutto e nessuno può essere rintracciato, anche perché per entrarvi bisogna fornirsi dei motori di ricerca giusti, di link già conosciuti, di inviti particolari e di software in grado di cambiare l'IP tempestivamente.
Una cosa è però essere un utente nel deepweb, una cosa è essere un hacker nel deepweb e un'altra cosa è essere un provider o uno degli admin di tantissimi link e servizi offerti.
Io non ero un semplice utente, io ero sia un hacker che un provider ed ero l'admin di numerosi link.
Una delle prime cose che creai all'interno del deepweb, prima che cominciassi a capirne i funzionamenti e cominciassi a offrire servizi su servizi, fu un funzionale forum dei suicidi. Aveva l'apparenza di un normalissimo forum, ma le discussioni aperte e con molto seguito erano in relazione al suicidarsi. 
Quali sono i migliori metodi? Avete suggerimenti per fare in fretta senza soffrire? Avete dei metodi efficaci in modo che non si sopravviva? Posso nascondere un omicidio facendolo sembrare come un suicidio? Se sì, come?
Gli utenti erano ovviamente tutti anonimi, tutti alter ego fittizi con nomi numerali e foto profilo fake. Non si forniva neanche l'email per accedervi. Un utente non potrebbe in nessun modo rintracciare un altro utente, considerato anche il costante cambiamento di IP. Ma una cosa è essere un utente e una cosa è essere l'admin del forum, nonché il suo creatore.
Da questa posizione e con le mie doti da hacker, potevo in qualche modo ricavare qualche traccia dei naviganti di passaggio. Con i giusti trucchetti potevo identificare chiunque volessi, quindi mi precipitai su quel forum per testare il mio potere di controllo umano, così da provare la mia tipologia di manipolazione su qualcuno e condurlo passo passo nell'eliminazione delle persone che volevo.
Entrai nel forum e monitorai una discussione sul celare un omicidio sotto forma di suicidio. Misi nel mio target tre persone distinte con tre obbiettivi completamente diversi. Una voleva uccidere suo marito, un'altra voleva eliminare il suo datore di lavoro e l'ultima voleva far fuori suo fratello. Non davano motivazioni né spiegazioni in merito, ma i suggerimenti che gli venivano forniti erano molto interessanti. Scelsi dunque questi tre utenti e annotai anche 4 suggeritori abbastanza creativi ed intelligenti.
Partii dalla donna che voleva uccidere suo marito, si chiamava Lucia e non abitava lontano dalla mia città.
Era iscritta ad un sito d'incontri, posto dove probabilmente tradiva il suo coniuge. Creai un profilo fake e la contattai scrivendole un messaggio semplicissima.
Ciao, Lucia. Piacere di conoscerti. Sono bloccato in una relazione schifosa e monotona da cui ho voglia di fuggire. Cerco qualcosa di tranquillo e per niente impegnativo, che ne dici di provare? Eliminiamo chi ci fa del male insieme?
Lei, ovviamente, mi rispose...

martedì 30 gennaio 2018

#0 Haters: instilla l'odio e manipolerai la morte

Immagine a cura di Tony Di Masi
Il controllo.
Se c'è una cosa che nella mia vita ha sempre avuto una grande influenza nei miei confronti, quello è proprio il controllo. In ogni fase della mia esistenza ha rivestito un ruolo importante e in ogni fase della mia vita ha determinato le mie più grandi scelte.
È cominciato tutto quand'ero bambino, all'età circa di 8 anni. Ero un ragazzo goffo e privo di coordinazione che veniva sempre ripreso dai genitori, dai professori e dagli amici per la pochissima praticità che dimostravo. Spingevo una sedia per spostarla? Cadeva.
Trascinavo un filo a terra? Si incagliava sotto le porte.
Mettevo a posto le posate? Il contenitore cascava.
Appoggiavo un bicchiere sul tavolo? Si rovesciava.
Non riuscivo mai ad avere il controllo dei movimenti o delle cose che eventualmente muovevo io. Tutto accadeva così distante da me che non riuscivo a calcolare al meglio spostamenti e assestamenti. Questo mi impediva qualsiasi tipo di coordinazione.
Decisi allora di allenarmi, di calcolare fisicamente quello che mi succedeva intorno in modo tale da muovermi alla perfezione in ogni semplice situazione. Riuscii ad elaborare un metodo di calcolo rapido così da poter coordinare al meglio i miei movimenti e risultare totalmente efficace in ogni cosa che facevo. Assunsi il controllo di tutto quello che eseguivo e facevo eseguire alle cose che le mie dita sfioravano. Raggiunsi un livello di perfezione nei movimenti così alto e perfetto, che non ho mai più commesso un errore in questo senso.
Quando andai alle superiori optai per un indirizzo informatico perché adoravo i computer e i videogame. I processori e i vari CPU agivano in maniera così controllata e così calcolatrice che quasi li veneravo. Erano perfetti. Non sbagliavano nulla. Con i giusti input, queste macchine calcolatrici erano pressoché infallibili ed efficienti. Volevo proprio somigliare a loro, in fin dei conti.
Mi diplomai con il massimo dei voti e decisi di proseguire gli studi universitari, nel medesimo branca. Fu qui che cominciai ad addentrarmi nel reale mondo informatico, quello fatto di codici, algoritmi e calcoli letterali. Era tutto così criptico e così complesso che decisi di prenderne il controllo ed iniziai ad elaborare i miei personali codici, i miei personali algoritmi e sviluppai numerosi software.
Ero così portato per la materia e per il controllo che essa poteva fornire sul mondo, che diventare hacker fu solo una conseguenza.
Da adulto cominciai infatti a lavorare per alcune aziende come supporter tecnico per problemi informatici. Un lavoro stupido e noioso, ma ben pagato e con orari molto flessibili.
Affittai un monolocale da solo e mi trasferii in città, lavorando per un'azienda che si trovava lì vicino.
Fu a quel punto che presi la mia terza decisione più segnante. Se il controllo di me e di quello che ho intorno mi ha portato all'efficienza nei movimenti e se il controllo dei computer mi ha condotto alla manipolazione della rete e al controllo assoluto di quello che avviene nel mondo, il controllo delle persone a cosa potrebbe mai condurmi?
Prendere il controllo sulle persone è una delle cose più semplici da poter mai realizzare. Tutte hanno un computer e tutte hanno uno smartphone. Se attraverso questi macchinari raggiungessi determinate persone e con il controllo di movimenti riuscissi a controllare le loro azioni e le loro movenze, potrei piegarle alla mia volontà e farle fare tutto ciò che voglio.
I computer sarebbero veicoli di accesso e le mie abilità di controllo riuscirebbero a piegare gli animi di tutti i miei target. Il risultato sarebbe un controllo totale delle persone.
E cosa potrei mai realizzare con un potere simile?
Basterebbe instillare odio, depressione, rabbia ed istinti suicidi per creare degli haters disposti a tutto. Basterebbe l'aggiunta di questi ingredienti ed otterrei delle perfette macchine da morte.
Basterebbe creare degli haters e potrei uccidere tutta la gente che voglio.