giovedì 6 luglio 2017

#11 Savior: gatti

Viveva da solo praticamente da sempre, e mai se n'era lamentato con qualcuno.
Era figlio unico e i suoi, che vivevano lontanissimi dalla propria famiglia, erano morti quando era ancora un ragazzino. Nessun parente era andato a prenderlo, nessuno si era fatto carico di lui. La responsabilità sarebbe stata troppo grande. Con l'aiuto dell'eredità dei suoi parenti defunti aveva vissuto ed era cresciuto in un istituto. Raggiunta la maggiore età era ritornato a casa, cercando di impugnare il proprio destino.
"Blinky, vieni! Sto riempiendo la ciotolina! Anche voi tre, venite su!", annunciò ai suoi quattro animaletti pelosi, agitando la scatola dei croccantini nei pressi delle scodelle di plastica.
I miagolii si alzarono incessanti e lui fu sommerso dalle fusa e dai peli di ognuno di essi. Amava i suoi gatti, erano l'unica reale compagnia che aveva.
Con l'immensa fortuna economica avuta dai genitori, piazzava degli investimenti in borsa. Utilizzava siti di acquisto e vendita di prodotti online, per comprare le cose, e chiamava il supermercato vicino per farsi consegnare la spesa. Non usciva mai, non vedeva nessuno, non aveva amici reali oltre ai gatti.
Ultimamente però capitava una cosa molto strana all'interno della sua abitazione. Avvertiva dei rumori, percepiva degli sguardi strani e i suoi gatti erano molto più tesi e reattivi del solito. Teneva sempre le luci accese, ma continuavano a fulminarsi. Tant'è che aveva cominciato ad accumularne un bel po' per non restarne sprovvisto.
I suoi gatti cominciarono a portare cose morte in casa, di punto in bianco visto che mai avevano fatto una cosa simile. Topolini, lucertole, scarafaggi. Un giorno gli portarono addirittura un dito umano, ma non gli diede troppo peso.
Quando dopo due settimane di totale isolamento, il postino bussò per recapitargli una missiva, la porta era aperta.
C'era una puzza tremenda, rivoltante. Senza nessun apparente motivo, entrò nell'abitazione. Quello che vide fu schifoso quanto spaventoso.
I gatti giocavano tra loro, lanciandosi una grossa palla con le zampe. Correvano avanti e indietro e la sfera sporcava tutta la pavimentazione. Era una testa. Una testa decapitata e insanguinata.
Con loro c'era anche il padrone di casa, decapitato ovviamente. L'unica cosa era che stava giocando anche lui, producendo uno strano miagolio dal collo esposto. Era diventato come loro. Era diventato loro. Era un gatto.
Quell'uomo era morto da sempre, solo che mai se n'era reso conto.

"Perché ci hai raccontato questa storia?", chiese Lizzy al parassita.
"Perché anche i gatti sono mietitori".