giovedì 20 aprile 2017

#15 Paure dell'uomo: ratti

Jane sentiva il rumore attraverso le pareti, li sentiva arrivare. Era uno zampettare sommesso, indistinto, implacabile. Percorreva tutte le mura e si chiudeva intorno a lei provenendo da tutte le direzioni, come se la stessero accerchiando. Loro erano lì, loro potevano prenderla, loro potevano aspettare all'infinito il momento giusto in cui ucciderla. Doveva solo distrarsi, addormentarsi, voltarsi, e loro avrebbero attaccato. Lei lo sapeva.
Le cose non erano sempre state così, decisamente no. Lo erano diventate dopo la tragica morte di una sua coinquilina. Era successo due settimane prima, all'improvviso. Tutti gli occupanti della casa erano in cucina, ognuno impegnato in qualcosa. Chi nel chattare, chi nel leggere, chi nel fumare, chi nel parlare al telefono. Tutti erano lì e tutti erano altrove con la mente. La sua coinquilina si era alzata in piedi per raggiungere il frigorifero e ad aveva inaspettatamente urlato: "un ratto!", prima di scivolare e sbattere la testa sul pavimento. L'avevano portata di corsa all'ospedale, ma per lei non c'era stata nessuna via di salvezza. La botta era stata fortissima, il trauma irreparabile. Nessuno aveva però visto il topo, oltre a lei, neanche coloro che erano poi rimasti a casa quel giorno. Nessuno vide mai quel ratto, ma quella sua comparsa era costata loro l'amica e la serenità. Un velo di tristezza si era abbassato su tutti da quel giorno, un velo che aveva colto maggiormente Jane, la quale credeva nell'esistenza del topo a differenza degli altri.
Oltre alla tristezza, tutti quanti loro avevano cominciato a manifestare dei strani sentimenti e delle strane reazioni verso la morte dell'amica. Dicevano ch'era colpa sua, che se l'era cercata per il suo essere visionaria. Vedeva i mostri. Vedeva i fantasmi. Era una stupida che è morta per un topo. Più gli altri dicevano cattiverie e trasformavano la tristezza in odio verso la defunta, più Jane cominciava ad avvertire che il topo esisteva davvero. Non era solo. Lei poteva sentirlo. Erano tanti. Tantissimi. Si nutrivano di quell'odio. Di quel cattivo sentimento, nato senza motivo, senza ragione. I ratti erano lì, bramavano tutti quanti. Più disprezzavano, più ardevano le brame.
Dopo due settimane Jane li sentiva ovunque. Nel soffitto, nelle pareti, sotto il letto, nei vestiti. Poteva sentire l'odore immondo, l'odore di fogna, di immondizia, di morte. Crepitavano attraverso ogni cosa, respiravano flebilmente, le loro code provocavano fruscii. Aveva paura di uscire dalla sua stanza, di chiudere gli occhi, di dormire, di chiamare aiuto, di chiedere agli altri se anche loro li sentivano. Cosa stava succedendo? Perché poi?
Jane fu ritrovata suicida nel suo letto alcuni giorni dopo. Tuttavia nessuno mai vide neanche l'ombra di un ratto in quella casa, sebbene dall'autopsia furono ritrovati dei piccoli morsi da roditore sulle sue dita dei piedi.

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