domenica 21 maggio 2017

#3 Horror Club: videogame

Comprai quel videogame horror su una bancarella abusiva per strada. Costava soltanto 92 centesimi e la sua copertina era veramente inquietante. Nera, macchiata da sangue scuro e rappreso, occhi infuocati che ti scrutavano dal buio, denti aguzzi con della bava verde. Non c'era scritto il nome del gioco e neanche chi fossero i produttori e i creatori. Essendo un esperto di quest'ultimi, trovai strano il fatto di ignorare completamente l'esistenza di quel prodotto. Pagai dunque più per curiosità che altro e il venditore fu grato per il mio acquisto. Chissà che razza di indie mi sarei ritrovato per le mani.
Tornai a casa, accesi il mio pc ed inserii il disco. Durante il tempo d'installazione chiusi le tende della mia finestra e spensi le luci. Attaccai lo spinotto delle mie cuffie e mi portai dinanzi allo schermo.
BENVENUTO. SE PER CASO TU FOSSI UNA PERSONA FACILMENTE IMPRESSIONABILE, FARESTI MEGLIO A SPEGNERE QUESTO MALEDETTO COMPUTER. SAREBBE COMUNQUE TARDI, MA POTRESTI SALVARE QUALCOSA DI TE STESSO.
Cominciavamo bene. Quella scritta mi incuriosiva tremendamente. A volte gli indie, senza nessun tipo di limitazione, contengono delle genialità che passano inosservate ai molti.
SE SEI ANCORA QUI, VUOL DIRE CHE ANCORA DEVI COMPRENDERE A PIENO LA TUA PAZZIA.
E poi il gioco partì, inaspettatamente, in maniera diretta, senza dover passare per schermate di avvio in cui poter settare opzioni, difficoltà, salvataggi, caricamenti. Il personaggio era alto e snello e indossava dei vestiti anonimi, stile casual. Si trovava in piedi in una strada di città completamente deserta, in prossimità di un vicoletto. Avanzai, guardandomi prima intorno nel caso in cui apparisse qualcosa o qualcuno alle mie spalle, e svoltai nella piccola stradina. C'era una bancarella abusiva, con un uomo identico a quello da cui avevo comprato il gioco. Attorno a lui vigeva un'aura bluastra, maligna, che mi invitava a combattere. Mi avvicinai con lentezza, rabbrividendo nella realtà. La bancarella non aveva nient'altro che teste esposte. Tantissime teste, un'infinità! L'uomo non aveva pupille e rideva perdendo bava verdastra, senza accorgersi di quanto sangue colasse a terra inzuppandogli i piedi. Sentivo la puzza di morte, anche davanti al pc.
E poi il gioco mi spense la mente e cominciò a giocare con me.
Non ricordo molto di quello che accadde. Né all'interno del gioco né all'interno della realtà.
Uccisi il venditore, gli tagliai la testa e con le mani sporche del suo sangue rimisi il gioco nella custodia, lasciando che quel liquido rosso si seccasse su di essa.
Il giorno dopo ero nel vicolo e vendevo la copia del gioco abusivamente, così ... a 93 centesimi ...

Fui io a raccontare quella storia, dopo che la ragazza con l'eterocromia si era riposizionata sulla poltrona. Mi era parso che fino a quel momento ognuno di essi avesse raccontato una storia vera, esponendo poi una parte di sé alla visione dell'altro. L'uomo dalla cicatrice blu aveva bevuto il sangue di quell'essere superiore e buono? La ragazza aveva sequestrato una giovane per soldi? Cos'era stato quel tic che le aveva fatto schioccare il collo? E poi c'entrava con la sua stranissima eterocromia?
Raccontai quella storia perché non volevo parlare delle mie cicatrici sulla schiena (#24 Paure dell'uomo: Bestia), cercando però di tenere alto il livello di tensione. Eravamo lì per una ragione, eravamo lì per regalare il vero orrore al mondo. Quelle persone mi spaventavano, dunque cercavo di non espormi troppo sebbene volessi far parte attivamente del gruppo. E poi, a dirla tutta, le mie mani sembravano ancora sporche del sangue di quel venditore abusivo, quindi perché non parlarne?

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