mercoledì 3 maggio 2017

#22 Paure dell'uomo: segreti

Abbiamo tutti dei segreti. Ognuno di noi, nessuno escluso. Possiamo far finta di ignorarli, possiamo non dargli peso accantonandoli tra i vecchi ricordi, possiamo addirittura disprezzarli. L'unica cosa che non possiamo assolutamente fare è dimenticarli.
Sono uno sfasciacarrozze. Per guadagnarmi da vivere, io faccio a pezzi le auto, i camion, le moto, i frigoriferi e tanti altri tipi di ferraglia e rottami. Ho dei macchinari possenti, distruttivi, che ho pagato tantissimi soldi, i quali soddisfano il desiderio dei miei clienti di distruggere i loro vecchi possedimenti. C'è un certo gusto nel fare questo mestiere quando si possiede un'azienda propria. La fondai io, ereditando il terreno su cui allestire il tutto da un mio vecchio zio malato. Avevo messo da parte delle finanze per comprare una casetta, ma essendo scapolo decisi di investirli nella mia attività. La migliore scelta della mia vita. Anche se a volte ho dei rimpianti, è soltanto uno il segreto che porto con me.
La macchina arrivò alle due di notte, ed io ero ancora nell'ufficio della mia azienda sommerso da alcune scartoffie che dovevo compilare entro l'indomani. La vidi al chiaro di luna, mentre veniva parcheggiata nello spiazzale sterrato del mio ingresso. Vi scese un uomo alto, robusto, dal volto scuro, il quale posò una lettera sul cofano ed andò via a piedi, inoltrandosi nella notte. Mi parve stranissimo come avvenimento, per cui mi alzai in piedi e andai a controllare.
Il biglietto era in realtà una busta per le lettere, e la busta per le lettere conteneva cinquemila dollari. Lì per lì non capii cosa stava succedendo. Un auto abbandonata nel cuore della notte. Soldi. Anonimato. C'era qualcosa che non andava, qualcosa di losco.
Guardai in auto e non vidi nulla, per cui mi diressi ad aprire il portabagagli. C'era un uomo. Stordito, nudo ed imbavagliato, il quale faceva una fatica tremenda nel respirare. Era debole, per cui gli tolsi il fazzoletto dalle labbra. Lui mi fissò incredulo e mi implorò di non ucciderlo.
"Ucciderti? Sono lo sfasciacarrozze, perché dovrei ucciderti?".
"Quegli uomini mi hanno preso, sapevano dei soldi, e sapevano che non glieli avrei mai dati. Mi avranno portato qui per una ragione. Chiama la polizia e controlla se sotto al motore c'è ancora il pacco".
Lo fissai incredulo, spaventato. Mi trovavo in una situazione impensabile e stentavo addirittura a crederci. Ma cosa stava succedendo?
Non lo liberai comunque, non mi fidavo ancora. In fin dei conti poteva essere anche un assassino lui stesso. Andai al lato anteriore dell'auto e sollevai il cofano. Facendo attenzione, infilai la mano sotto al motore e prelevai un ingombrante pacchetto di plastica. Erano centomila dollari. Centomila ... assurdi ... dollari ...
La situazione mi fu chiara. Quell'uomo aveva dei soldi, per un motivo non sicuramente legale. Altri uomini volevano impossessarsene, per cui lo avevano sequestrato. Tuttavia, visto che l'uomo non collaborava, avevano trovato il modo di ucciderlo senza esserne mai rintracciati, ovvero portarlo da me, in modo tale da toglierlo di mezzo e continuare la ricerca dei soldi senza intralci. Mi pagavano cinquemila dollari per ucciderlo.
Tornai sul lato posteriore e lo guardai. Mi pagavano cinquemila dollari. Nessuno però sapeva dei centomila che avevo trovato, visto che lui non aveva aperto bocca. Nessuno sarebbe venuto a chiedere di lui.
"Aiutami...", disse, tentando di alzarsi ed uscire dal portabagagli.
Lo spinsi in fondo e richiusi il portello. Pochi minuti dopo, sfasciai l'auto con il mio segreto dentro...

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