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giovedì 18 maggio 2017

#1 Horror Club: i veri peccati

La tv era accesa e il suo formicolio crepitante rischiarava lievemente il buio della stanza. Stringevo tra le dita un bicchiere di scotch e fissavo sul tavolinetto una bottiglia di plastica con del liquido blu.
Nella vita ci focalizziamo sulle nostre azioni, come nessun'altra specie animale. Pensiamo a cosa vogliamo fare, a cosa dobbiamo fare, a cosa desideriamo assolutamente fare. In tutto questo ci lasciamo limitare da quelli che consideriamo peccati, quelle azioni che non andrebbero commesse poiché malvagie o punibili dalla legge. C'è chi se ne frega e persiste, e c'è chi si ferma e desiste. Ma quali sono questi peccati? Quali sono i veri peccati? Uccidere? Rubare? Stuprare? Quali sono i peggiori? Quali sono i veri?
In quel bosco, quella mattina, avevamo trovato qualcosa che nessuno mai si sarebbe aspettato di vedere. In quella passeggiata nella natura avevamo sentito all'improvviso un pianto di un bambino, un pianto strano, innocente, distorto. Un vagito soave, un vagito tonante. Così ci eravamo fermati, avevamo teso le orecchie e avevamo frugato tra i cespugli. Un bambino. Piccolissimo. Candido. Con due piccole protuberanze di carne sulle scapole. Lì per lì, pensammo fosse tutto uno scherzo, magari un prank organizzato da qualche canale youtube. Ci guardammo intorno, ma non c'era nessuno. Cos'era un angelo? Un incrocio tra l'uomo e un uccello? Il risultato di qualche esperimento? Un messia? Se ce lo fossimo tenuto, quante persone ci avrebbero creduto? Quante tv avrebbero voluto specularci sopra? La verità è che nel mondo ogni tanto appare qualcosa di buono, ma questo posto marcio non è mai pronto per accoglierlo.
Prendemmo i coltelli, quelli che avevamo portato per abbattere i rami che ci avrebbero ostacolato il cammino, e senza pensarci due volte recidemmo le piccole protuberanze del bambino. Nessuno di noi si aspettava che cominciasse a sgorgare sangue blu. Nessuno di noi si aspettava che l'urlo agghiacciante del pargolo cominciasse ad incendiare gli alberi vicino. Ci spaventammo, le protuberanze erano vere. Il bambino strillava dolore infuocato.
Gli piantammo un coltello nel petto. Per zittirlo. Per metterlo a tacere. Per non rischiare che il suo pianto uccidesse noi e distruggesse tutto. Con prontezza usammo le nostre bottiglie d'acqua per raccogliere tutto il sangue possibile, poi gettammo il corpo nel fuoco. Una fiamma blu si alzò nel cielo e il cadavere minuto si polverizzò all'istante. Non era umano. Forse neanche divino o demonico. Era qualcosa di oltre. Qualcosa di buono. Qualcosa di inspiegabile.
Tornammo a casa, ognuno con la sua porzione di sangue blu.
Sul tavolo c'era la mia. Cosa ne dovevamo fare? Venderla? Farla analizzare? Le leggende hanno migliaia di possibilità riguardo l'utilizzo del sangue, per cui io pensai ad una di questa. E senza capire la grandezza del mio peccato, bevvi il sangue blu...

Quando finì di raccontare la sua storia, il primo scrittore nero poggiò di nuovo la candela sul tavolo, andandosi poi a sedere su una poltrona libera. Noi tremavamo guardandolo, la sua cicatrice blu sulla guancia brillava iridescente...

martedì 11 aprile 2017

#10 Paure dell'uomo: Clown

Il bambino non riusciva a fare altro che fissare il clown al centro del telone. Tutte le persone che ammiravano lo show dei giocolieri, l'odore del popcorn caramellato, la puzza del piscio di animali sequestrati, le luci smorzate che cercavano di illuminare ogni angolo. Eppure il ragazzino non riusciva a fare altro che fissare le palle colorate che il clown faceva roteare tra le mani. Una rossa, una gialla, una blu, una verde ed una rosa. Erano strane. Avevano dei disegni particolari. La rosa era quella che lo inquietava di più, pareva fuori luogo.
Quel circo era lì da più di una settimana, stava incassando tantissimi soldi con il tutto esaurito ogni sera. In quella piccola cittadina di spettacoli simili se ne vedevano veramente pochi durante l'anno, per cui la novità riusciva sempre a fruttare un bel po' di soldi. C'erano le tigri, i cerchi infuocati, la donna cannone, i clown, gli elefanti, gli equilibristi, i funamboli e i giocolieri. C'era di tutto, anche i chioschi posti ai quattro angoli del grandissimo telone erano in grado di fornirti e rifocillarti praticamente con ogni cosa. Tutto era puramente circense, tutto era perfetto. Per il bambino però quel clown al centro esatto dello spiazzale non c'entrava nulla con tutto questo mondo.
I colori blu e bianchi che gli tingevano il viso erano stinti e macchiati, come se li avesse portati sul viso per giorni senza mai rinforzarli o rifarli. Il sorriso color rosso acceso attorno alle labbra sembrava incrostato, come sangue rappreso, ed aveva invece un colore intenso rispetto alle altre pitture. Quel clown non sorrideva e non appariva in nessuno degli spettacoli della serata, stava lì al centro di tutto a far roteare le sfere colorate tra le mani. Emanava una strana puzza, stantia, antica, e i suoi vestiti erano logori e consunti, sebbene non mostrassero cenni di cedimento o strappi visibili. Chi era quell'uomo? Si chiedeva il  fanciullo. Non faceva ridere come clown, non attirava l'attenzione, non sorrideva, non intratteneva, non faceva ridere la gente. Faceva roteare le palline, era bravo in questo, ma era concentrato solo in questo. Non si guardava neanche intorno.
Il bambino si avvicinò, il clown colse la sua presenza ma cominciò a guardarlo giusto con la coda dell'occhio. C'era puzza di sangue, puzza di morte.
La pallina rossa a strisce marroni era un pomodoro marcio. La pallina gialla era un uccellino decapitato. La pallina blu era un fungo avvelenato e fetido. La pallina verde era del muschio appallottolato.
La puzza era veramente insopportabile, il bambino sentiva di dover vomitare.
La pallina rosa era la testolina imbalsamata di un neonato...
In quel momento il clown cominciò a sorridere...