giovedì 19 aprile 2018

#46 Haters: foto di morte sui social network

Alla polizia fu segnalato da diverse persone che uno dei loro amici o conoscenti aveva pubblicato su facebook delle foto del proprio corpo morto. Decine e decine di fotografie in cui si vedeva il suo volto scarnificato e sorridente avevano tempestato le bacheche dei maggiori social network in circolazione. Si trattava di un ragazzo normale, un manager di un ristorante della zona, che all'improvviso senza alcuna ragione aveva pubblicato foto delle proprie mani raschiate, foto del proprio corpo mutilato ed infine una fotografia completa del tuo corpo completamente scuoiato e fatto a pezzi.
L'intervento delle autorità fu repentino e, quando irruppero nella casa dell'uomo in questione, trovarono il suo cadavere adagiato sul tavolo della cucina. A terra c'erano litri di sangue, resti come pelle, organi ed ossa e impronte di scarpe che sembravano appartenere all'uomo stesso. Il suo cellulare era stretto dalle sue dita scheletriche ed era completamente zuppo di liquidi corporei come sangue e bile. Le foto erano state scattate da quel telefono ed erano state direttamente pubblicate sugli account social della vittima.
Non c'erano impronte e non c'erano tracce di altro dna appartenente all'assassino, come se l'uomo avesse fatto tutto da sé, cosa ovviamente impossibile. Non c'erano piste e non c'erano moventi. Anche se riuscirono a ricostruire grossolanamente gli avvenimenti, per la polizia era impossibile risalire ad un probabile esecutore.
Quell'uomo era morto senza ragione e le foto del suo cadavere erano state condivise pubblicamente. L'assassino aveva utilizzato uno strumento rivestito da carta vetrata per ridurre quell'uomo in quella condizione e lo aveva fatto mentre lui era ancora sveglio e senziente. Doveva essere stata una sofferenza atroce.
C'era una cosa ulteriore però che la polizia non riusciva a spiegare, ovvero la mancanza dei due piedi dell'uomo, i quali parevano essere stati rimossi e tagliati tramite l'utilizzo di uno strumento seghettato, come un coltello da pane o un seghetto per il legno.
Perquisirono tutta la casa ma non trovarono né armi del delitto né i pezzi mancanti di quel corpo così straziato.
Il caso fu passato alla sezione investigativa, appoggiata ovviamente dalla sezione scientifica.
Io fui meravigliato dalla bellezza e dalla perfezione di questa esecuzione, ma quello che mi fece più ridere lo vidi attraverso la webcam del computer di Carmine.
Sì, perché quell'uomo aveva portato via con sé i due piedi che aveva reciso e, tramite la telecamera,  io vidi che li stava utilizzando per masturbarsi mentre vedeva il video del suo primo omicidio privo di necrofilia.
Avevo creato senza difficoltà un perfetto haters.

martedì 10 aprile 2018

#40 Haters: sono la voce nella tua mente

Carmine spense il computer e tramite il suo cellulare controllò in che situazione si trovasse il suo conto bancario. Pagare l'uomo dell'agenzia funebre per portare una donna sul posto, ucciderla, scoparla da defunta e poi bruciarne il cadavere nel forno crematorio gli era costato abbastanza soldi.
Fissò i numeri e ripensò a quello che aveva fatto e a quanto lo avesse fatto stare bene. Aveva abbastanza fondi per poterlo rifare almeno altre 4 volte, se non considerava le carte di credito e i prestiti che avrebbe potuto richiedere alla sua banca.
Com'è stato? Meglio della normale necrofilia o simile? Dai, racconta!
Nella sua testa risuonavano le parole di quei due utenti con cui aveva parlato sul forum del deepweb. Se non fosse stato per loro, non avrebbe mai scoperto quella fantastica sensazione, anche se prima, durante e dopo era comunque stato in una fase di confusione.
Ti è piaciuto dunque... ma hai capito se è più soddisfacente ed eccitante oppure no?
Chiuse l'applicazione sullo smartphone, prese una birra dal frigorifero, la stappò e andò ad accomodarsi sul divano. Fece un sorso lunghissimo e rinfrescante e poi ripensò a tutto quello che aveva fatto. Il martello che si infrangeva contro quel cranio fragile, gli schizzi di sangue, il suo membro che penetrava all'interno dei tessuti molli di quel cervello, il sesso frenetico e ricco di urla che ne era conseguito. Era stato tutto così estasiante che gli mancava ancora il fiato se ci rimuginava su.
Quindi è stato soddisfacente ed eccitante, ma non sei riuscito a capire se è meglio uccidere da sé le persone oppure no? Cioè, stai dicendo che non ti è servito praticamente a nulla visto che sei confuso a riguardo...
E lui lo era davvero e parecchio anche. Non riusciva a comprendere però se fosse stato più coinvolgente uccidere quella donna o scoparne il cadavere. Insieme erano due cose pazzesche, ma a lui sembrava importante capire quale delle due azioni fosse più gratificante. Ma come poteva fare per riuscirci?
Uccidi un'altra persona senza poi scoparti il suo corpo, in questo modo focalizzerai tutto sulla sensazione di uccidere e capirai se è maggiore o minore della tua necrofilia...
E quando quelle parole risuonarono ancora una volta nella sua mente, Carmine si convinse. Quello che diceva quell'utente era giusto. Se avesse fatto in questo modo, avrebbe capito al 100% cosa fosse migliore.
Si alzò in piedi e finì la birra, era tempo di raggiungere la soddisfazione nuovamente.
Io sorrisi perché ero già soddisfatto. Sì, perché non c'era estasi migliore di sentirsi come una voce nella sua mente.

mercoledì 31 gennaio 2018

#1 Haters: i forum dei suicidi

Il deepweb era il posto migliore da cui cominciare. Non tutti sanno accedervi, non tutti possono effettivamente entrarvi e non tutti sanno muoversi nelle sue profondità per trovare le cose più impressionanti ed illegali mai esistite.
Il deepweb è un ricettacolo complesso ed intricato di informazioni nascoste e di possibilità criminose mai viste. Nel deepweb è possibile trovare di tutto, al suo interno si possono comprare armi in un secondo e si possono anche acquistare bambini. La prostituzione, i vari traffici di droga e la pedo-pornografia oltre quella zoofila sono veramente all'ordine del giorno. Vengono anche offerti servizi di hacking e stalking. Nel deepweb si può trovare di tutto e nessuno può essere rintracciato, anche perché per entrarvi bisogna fornirsi dei motori di ricerca giusti, di link già conosciuti, di inviti particolari e di software in grado di cambiare l'IP tempestivamente.
Una cosa è però essere un utente nel deepweb, una cosa è essere un hacker nel deepweb e un'altra cosa è essere un provider o uno degli admin di tantissimi link e servizi offerti.
Io non ero un semplice utente, io ero sia un hacker che un provider ed ero l'admin di numerosi link.
Una delle prime cose che creai all'interno del deepweb, prima che cominciassi a capirne i funzionamenti e cominciassi a offrire servizi su servizi, fu un funzionale forum dei suicidi. Aveva l'apparenza di un normalissimo forum, ma le discussioni aperte e con molto seguito erano in relazione al suicidarsi. 
Quali sono i migliori metodi? Avete suggerimenti per fare in fretta senza soffrire? Avete dei metodi efficaci in modo che non si sopravviva? Posso nascondere un omicidio facendolo sembrare come un suicidio? Se sì, come?
Gli utenti erano ovviamente tutti anonimi, tutti alter ego fittizi con nomi numerali e foto profilo fake. Non si forniva neanche l'email per accedervi. Un utente non potrebbe in nessun modo rintracciare un altro utente, considerato anche il costante cambiamento di IP. Ma una cosa è essere un utente e una cosa è essere l'admin del forum, nonché il suo creatore.
Da questa posizione e con le mie doti da hacker, potevo in qualche modo ricavare qualche traccia dei naviganti di passaggio. Con i giusti trucchetti potevo identificare chiunque volessi, quindi mi precipitai su quel forum per testare il mio potere di controllo umano, così da provare la mia tipologia di manipolazione su qualcuno e condurlo passo passo nell'eliminazione delle persone che volevo.
Entrai nel forum e monitorai una discussione sul celare un omicidio sotto forma di suicidio. Misi nel mio target tre persone distinte con tre obbiettivi completamente diversi. Una voleva uccidere suo marito, un'altra voleva eliminare il suo datore di lavoro e l'ultima voleva far fuori suo fratello. Non davano motivazioni né spiegazioni in merito, ma i suggerimenti che gli venivano forniti erano molto interessanti. Scelsi dunque questi tre utenti e annotai anche 4 suggeritori abbastanza creativi ed intelligenti.
Partii dalla donna che voleva uccidere suo marito, si chiamava Lucia e non abitava lontano dalla mia città.
Era iscritta ad un sito d'incontri, posto dove probabilmente tradiva il suo coniuge. Creai un profilo fake e la contattai scrivendole un messaggio semplicissima.
Ciao, Lucia. Piacere di conoscerti. Sono bloccato in una relazione schifosa e monotona da cui ho voglia di fuggire. Cerco qualcosa di tranquillo e per niente impegnativo, che ne dici di provare? Eliminiamo chi ci fa del male insieme?
Lei, ovviamente, mi rispose...

martedì 30 gennaio 2018

#0 Haters: instilla l'odio e manipolerai la morte

Immagine a cura di Tony Di Masi
Il controllo.
Se c'è una cosa che nella mia vita ha sempre avuto una grande influenza nei miei confronti, quello è proprio il controllo. In ogni fase della mia esistenza ha rivestito un ruolo importante e in ogni fase della mia vita ha determinato le mie più grandi scelte.
È cominciato tutto quand'ero bambino, all'età circa di 8 anni. Ero un ragazzo goffo e privo di coordinazione che veniva sempre ripreso dai genitori, dai professori e dagli amici per la pochissima praticità che dimostravo. Spingevo una sedia per spostarla? Cadeva.
Trascinavo un filo a terra? Si incagliava sotto le porte.
Mettevo a posto le posate? Il contenitore cascava.
Appoggiavo un bicchiere sul tavolo? Si rovesciava.
Non riuscivo mai ad avere il controllo dei movimenti o delle cose che eventualmente muovevo io. Tutto accadeva così distante da me che non riuscivo a calcolare al meglio spostamenti e assestamenti. Questo mi impediva qualsiasi tipo di coordinazione.
Decisi allora di allenarmi, di calcolare fisicamente quello che mi succedeva intorno in modo tale da muovermi alla perfezione in ogni semplice situazione. Riuscii ad elaborare un metodo di calcolo rapido così da poter coordinare al meglio i miei movimenti e risultare totalmente efficace in ogni cosa che facevo. Assunsi il controllo di tutto quello che eseguivo e facevo eseguire alle cose che le mie dita sfioravano. Raggiunsi un livello di perfezione nei movimenti così alto e perfetto, che non ho mai più commesso un errore in questo senso.
Quando andai alle superiori optai per un indirizzo informatico perché adoravo i computer e i videogame. I processori e i vari CPU agivano in maniera così controllata e così calcolatrice che quasi li veneravo. Erano perfetti. Non sbagliavano nulla. Con i giusti input, queste macchine calcolatrici erano pressoché infallibili ed efficienti. Volevo proprio somigliare a loro, in fin dei conti.
Mi diplomai con il massimo dei voti e decisi di proseguire gli studi universitari, nel medesimo branca. Fu qui che cominciai ad addentrarmi nel reale mondo informatico, quello fatto di codici, algoritmi e calcoli letterali. Era tutto così criptico e così complesso che decisi di prenderne il controllo ed iniziai ad elaborare i miei personali codici, i miei personali algoritmi e sviluppai numerosi software.
Ero così portato per la materia e per il controllo che essa poteva fornire sul mondo, che diventare hacker fu solo una conseguenza.
Da adulto cominciai infatti a lavorare per alcune aziende come supporter tecnico per problemi informatici. Un lavoro stupido e noioso, ma ben pagato e con orari molto flessibili.
Affittai un monolocale da solo e mi trasferii in città, lavorando per un'azienda che si trovava lì vicino.
Fu a quel punto che presi la mia terza decisione più segnante. Se il controllo di me e di quello che ho intorno mi ha portato all'efficienza nei movimenti e se il controllo dei computer mi ha condotto alla manipolazione della rete e al controllo assoluto di quello che avviene nel mondo, il controllo delle persone a cosa potrebbe mai condurmi?
Prendere il controllo sulle persone è una delle cose più semplici da poter mai realizzare. Tutte hanno un computer e tutte hanno uno smartphone. Se attraverso questi macchinari raggiungessi determinate persone e con il controllo di movimenti riuscissi a controllare le loro azioni e le loro movenze, potrei piegarle alla mia volontà e farle fare tutto ciò che voglio.
I computer sarebbero veicoli di accesso e le mie abilità di controllo riuscirebbero a piegare gli animi di tutti i miei target. Il risultato sarebbe un controllo totale delle persone.
E cosa potrei mai realizzare con un potere simile?
Basterebbe instillare odio, depressione, rabbia ed istinti suicidi per creare degli haters disposti a tutto. Basterebbe l'aggiunta di questi ingredienti ed otterrei delle perfette macchine da morte.
Basterebbe creare degli haters e potrei uccidere tutta la gente che voglio.

giovedì 19 ottobre 2017

#1 Prisoners: il religioso

La prima cosa di cui vorrei raccontarvi e di cui vorrei mettervi a parte riguarda uno dei detenuti che più ho dovuto tenere a bada durante i miei primi dieci anni, e con cui ovviamente ho avuto più rapporti collaborativi e azzarderei personali.
Si chiamava Ephraim Smith ed era ebreo. Non ho mai avuto pregiudizi personali sugli ideali politici o religiosi di un detenuto. Per me un detenuto valeva quanto ogni altro, indipendentemente dalla sua nazionalità e dal suo credo. Specifico però la religiosità di quest'uomo in particolare, poiché egli la ostentava in maniera così radicale che spesso si perdeva in sproloqui circa la rigorosità della sua dottrina e delle sue regole da seguire.
Per farvi un esempio pratico, quando fu incarcerato richiese che le proprie divise da detenuto fossero di unica fattura e materiale, visto che il mescolare nell'abbigliamento di cotone, seta o altro era proibito dalle norme del suo Dio.
Acconsentii perché ognuno ha il diritto di credere in ciò che vuole, ma se avessi saputo quanto estremista fosse il suo professare, non saprei come sarebbe andata la sua permanenza nel mio carcere. Forse molte cose si sarebbero potute evitare, ma dico a me stesso che questa è solo una sciocca bugia.
Ebbe 11 anni perché circoncise due mussulmani contro la loro volontà, rapendoli da un bar e portandoli a casa propria. Li aveva legati uno alla volta sul tavolo della propria cucina, li aveva denudati e con un coltello a lama liscia li aveva strappato via il prepuzio. I vicini avevano sentito le urla e avevano chiamato la polizia. Fu arrestato immediatamente, ma il suo avvocato riuscì ad evitargli l'accusa di tentato omicidio, poiché dopo la circoncisione li aveva medicati per non farli morire dissanguati. E così ottenne 11 anni, sebbene ne scontò soltanto 10 nel mio carcere.
Vi parlo di lui per due semplici ragioni, molto distinte tra loro e molto legate in un certo senso, nonostante io ci abbia messo anni a capire e collegare il tutto.
Adesso che ripenso a quanto accecato fossi dal suo parlare persuasivo e dolce, non posso fare altro che biasimarmi ed incolparmi in parte per la morte di tutte quelle persone.
Sì, perché Ephraim fu uno dei tanti serial killer di detenuti con cui ebbi a che fare. Uccise 32 carcerati prima che io capissi ogni cosa, sebbene ogni morte seguisse uno schema ed un rituale religioso.
Ma come potevo io intuirlo, se lui stesso mi aiutò a capire cosa stava succedendo?
Come potevo io sospettare dell'unica persona che mi aiutava nelle indagini?
L'FBI non serviva a nulla e le telecamere non riuscivano mai ad inquadrare né omicidi né responsabili.
Come potevo io immaginare che Ephraim faceva sacrifici umani al suo Dio?
Ah, questa è solo la prima delle due cose macabre legate a quest'uomo...

mercoledì 18 ottobre 2017

#0 Prisoners: storie dalla prigione

Da quando è cominciato il mio periodo di pensione, i ricordi di quello che ho vissuto durante il mio lungo arco di carriera lavorativa hanno cominciato ad ossessionarmi. Le memorie delle vicende a cui ho assistito hanno letteralmente iniziato ad invadermi i sogni e a tormentarmi durante il giorno. Quasi come irrefrenabili compagni di viaggio, essi mi seguono come se il nostro tempo non fosse concluso una volta ricevuto il mio congedo per età pensionante raggiunta. Sono lì, sempre, in attesa e immobili. Pronti a gettarmi nel baratro da cui pensavo di essere uscito sopravvissuto.
Uno dei miei migliori amici mi ha suggerito di raccontare tutto a qualcuno competente, magari un giornalista in grado di trarne un'inchiesta o addirittura un romanzo su tutte le vicende. Ma come potrei mai io vuotare il sacco su vicende che a stento riesco a comprendere io stesso? Sembrerei pazzo e sciroccato e dubito altamente che un professionista mi prenderebbe sul serio invece di deridermi e dirmi che sono solo un vecchio bacucco.
Allora cosa ho pensato di fare? Come ho deciso di combattere questi tormenti con le mie forze? Ho tempo praticamente da vendere, visto che non lavoro più. Se pian piano fossi io stesso a raccontare la mia storia scrivendola come un reportage, un'inchiesta o come un romanzo? Per questo motivo scrivo su questo blog, ogni giorno aggiornerò la narrazione con un pezzetto in più delle vicende che mi sono capitate, così da confessarle tutte una buona volta, alleggerendo il mio animo e la mia mente dilaniata.
Ah, dimenticavo di dirvi che lavoro ho fatto nella vita.
Sono stato il direttore di un carcere misto per oltre 40 anni.
Ho visto cose che tutti stenterebbero a prendere per vere.
Serial killer di prigionieri, complotti, sette segrete, traffici clandestini, possessioni, radicalismi politici, suicidi, estremismi religiosi, fantasmi, anime vaganti...
Ho visto tutto e quindi voglio raccontarle tutte queste mie storie dalla prigione.

martedì 10 ottobre 2017

#24 Le espiazioni: blasfemia

La contraddizione degli atei e degli agnostici è quella di screditare chi crede in qualcosa. Non credere in niente o credere in qualcosa di completamente personale e unico, non dà il diritto di gettare fango sulle credenze di qualcun altro. La religione, la fede e la speranza sono tutti elementi in cui una persona ripone le proprie fragilità, chiedendo umilmente che vengano protette da qualcuno o qualcosa in grado di farlo. Perché chi riesce a farlo da sé dovrebbe avere il diritto di umiliare chi non non ce la fa?
Mark faceva parte di questa categoria di persone. Lui credeva in sé stesso. Lui credeva unicamente nelle proprie forze e nelle proprie capacità. Il suo non credere alle religioni lo portava automaticamente a criticarle pesantemente, dando discredito ai suoi seguaci.
Quel giorno in chiesa, al matrimonio di uno dei suoi migliori amici, non sopportava più l'eterna lunghezza della cerimonia. Era in piedi, in un angolo accanto ad una colonna portante, e sospirava sudando nel suo completo gessato.
"Bla, bla, bla e quindi bla", erano le uniche cose che riusciva a sentire oltre al calore asfissiante.
Dinanzi ai suoi occhi c'erano centinaia di persone timorate e piegate ad ascoltare. Lui non le capiva. Non riusciva a concepirle neanche lontanamente. Voleva scuoterle e farle riprendere, voleva riconsegnargli il lume della ragione che evidentemente avevano perso.
Su, ragazzi! Svegliatevi un po', cazzo! Chiudiamo qui questa farsa e andiamo a mangiare al ristorante. Sento di svenire per tutta la fame che ho!
La forza di chi crede in sé stesso è che qualsiasi situazione può affrontarla da sola. Nessuno però parla mai della debolezza che queste persone hanno. La fragilità di chi crede in sé stesso è che quando inevitabilmente non si riesce a fare qualcosa, ci si sente completamente inutili e falliti. L'autostima è dura finché non incontra una scarica di mitra.
Sospirò all'ennesima decantazione della misericordia e si grattò la schiena, dove aveva da poco fatto un nuovo tatuaggio. L'ala demoniaca che gli scendeva lungo la spina dorsale sembrava percorsa da miriade d'insetti scalpitanti. Un prurito inaudito, un prurito quasi interiore.
Gli girava la testa, ma sapeva che non poteva allontanarsi da lì. Lo sposo lo conosceva bene e ogni tanto si voltava a fissarlo. Aveva promesso di essere lì, se si fosse allontanato non glielo avrebbe perdonato mai.
"Può baciare la sposa", si sentì poi e la cerimonia finì poco dopo, accompagnati dal sollievo di Mark.
Nessuno si mosse però. Tutti restarono immobili.
Che stava succedendo? Perché nessuno andava via? La cerimonia era finita!
"Siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione davanti a Dio di..." e tutto riprese dall'inizio.
Si guardò intorno stralunato, venendo poi fissato nuovamente dallo sposo.
La cerimonia stava ripartendo da capo, senza che nessuno obiettasse o si opponesse.
Che diavoleria era mai quella?
Fu dopo che ricominciò la quinta volta, che Mark capì che quella cerimonia sarebbe durata per sempre.

"Questa è per la croce che ho tatuata sul viso", spiegò l'assistente si Solomon, sorridendo con i suoi denti aguzzi.
"Io sono agnostico, ma non scredito chi crede in qualcosa di religioso".
"Lo so", rispose. "Volevo solo farti capire che l'espiazione non significa unicamente che tu debba morire. A volte l'espiazione significa vivere per sempre nell'agonia...".