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martedì 4 settembre 2018

#1 Dark and Ness: vivere circondati dai demoni

Stando a quello che si legge e si vede sui social network, moltissime persone credono di vivere una vita isolata, poiché circondati da gente falsa e cattiva che cela un'altra versione di sé oltre la maschera che mostra. Fotografie con volti di cera o di vetro che ti passano accanto, sfiorandoti e sorridendoti come se fossero amici, provano a comunicare il disagio che la maggior parte della gente vive sentendosi non integrata nella propria realtà.
Questo era comunque quello che provava Jeff, il cui soprannome ormai era diventato automaticamente Dark, dal momento in cui aveva iniziato a vestirsi in maniera appunto più dark e ad ascoltare musica heavy e death metal, associando anche altri sottogeneri più pesanti che è inutile specificare per la loro pochissima diffusione mainstream.
Era l'unico in tutta la scuola a sfoggiare un abbigliamento simile, sebbene quel tipo di musica fosse prediletta da più di una decina di persone. A lui non interessava il giudizio degli altri, ma quando alcuni caproni lo prendevano in giro con quel nomignolo, interiormente qualche fendente gli arrivava. Non era fatto di pietra e quelle false facce che aveva intorno lo facevano rabbrividire.
Chiuse l'armadietto dove aveva appena riposto i libri della prima ora, i quali ormai non gli servivano più, e vi si appoggiò contro con la schiena. Si guardò intorno per vedere se ci fosse qualche professore o qualche bidello di passaggio e cominciò a rollarsi una sigaretta. Era sempre un rischio fare una cosa del genere. Non solo non aveva ancora diciott'anni, ma all'interno della scuola non c'era nessuna area per poter fumare e di allarmi antifumo ce n'erano centinaia. Tuttavia lui non lo faceva come sorta di ribellione al sistema, lui fumava per rilassarsi, cosa ancora peggiore. È così che nascono le dipendenze.
"Quanto è ribelle Dark, il frocetto? Guardatelo! Si chiude una sigaretta con le sue mani!", canzonò un ragazzo di passaggio, vestito con la camicia e i jeans strappati. Il gruppetto fotocopiato dei suoi amici rise di vero gusto a quella derisoria frase.
Dark gli mostrò il dito medio, infilandosi poi la sigaretta nel gilet tempestato di borchie. Gli snob gli fecero il segno del vomito prima di allontanarsi. La maggior parte di loro pippava la cocaina nei bagni, per questo si sentivano ricchi, potenti e superficiali. Lui li odiava tutti, a prescindere dalla loro etichetta sociale.
Andò in bagno allora, tirando un sospiro di sollievo quando vide che non c'erano persone indiscrete o spione. Si avvicinò alla finestra che ormai si era abituato ad usare e la spalancò, passandovici attraverso per sedersi sul davanzale con i piedi penzolanti nel vuoto. Si trovava al secondo piano, ma quella finestra affacciava sul cortile. D'inverno non c'era alcuna possibilità che qualcuno lo vedesse e lo facesse passare dei guai.
Si accese la sigaretta e, socchiudendo gli occhi, fece una lunga boccata rilassante.
Che si fottano tutti, pensò.
Quando riaprì le palpebre, il suo sguardo venne catturato da qualcosa di insolito. In fondo al panorama che aveva innanzi, sul confine di alberi che delimitava il cortile annunciando il bosco, un ragazzo dai capelli viola abbracciava un tronco. Era fermo e immobile, seduto sulle proprie chiappe, ma agguantato al tronco sia con le gambe sia con le braccia. Qualcuno avrebbe potuto pensare che stesse dormendo o che stesse smaltendo i residui di alcool di una serata brava, ma Jeff non faceva parte di questa tipologia di pensatori.
Sarà stato il bosco, sarà stato il silenzio o sarà stata l'inusualità della situazione, ma lui pensò a qualcosa di negativo dinanzi a quella scena.
Ricordò le parole che gli disse Betty da bambini, ovvero quasi dieci anni prima.
Il mondo che ci circonda è popolato da demoni che si nascondono nei corpi degli esseri umani. Lo fanno perché hanno dei propri segreti affari da compiere qui. Entrano attraverso alcuni portali o altri modi che non conosciamo e assumono le nostre sembianze per confondersi e fare ciò che devono fare.
Fece un altro tiro di sigaretta.
Magari quello era un demone nascosto da umano, visto che faceva una cosa che un uomo non avrebbe mai fatto.
Ricordò quei giganteschi occhi gialli che lo fissavano dal confine del bosco.
Chiuse gli occhi per cercare di pensare ad altro.
"Vaffanculo tu, Dark!", disse una voce alle sue spalle all'improvviso, spingendolo e facendolo cadere nel vuoto.
Questo perché a volte sono gli essere umani i demoni di cui dovremmo avere terrore.

mercoledì 18 ottobre 2017

#0 Prisoners: storie dalla prigione

Da quando è cominciato il mio periodo di pensione, i ricordi di quello che ho vissuto durante il mio lungo arco di carriera lavorativa hanno cominciato ad ossessionarmi. Le memorie delle vicende a cui ho assistito hanno letteralmente iniziato ad invadermi i sogni e a tormentarmi durante il giorno. Quasi come irrefrenabili compagni di viaggio, essi mi seguono come se il nostro tempo non fosse concluso una volta ricevuto il mio congedo per età pensionante raggiunta. Sono lì, sempre, in attesa e immobili. Pronti a gettarmi nel baratro da cui pensavo di essere uscito sopravvissuto.
Uno dei miei migliori amici mi ha suggerito di raccontare tutto a qualcuno competente, magari un giornalista in grado di trarne un'inchiesta o addirittura un romanzo su tutte le vicende. Ma come potrei mai io vuotare il sacco su vicende che a stento riesco a comprendere io stesso? Sembrerei pazzo e sciroccato e dubito altamente che un professionista mi prenderebbe sul serio invece di deridermi e dirmi che sono solo un vecchio bacucco.
Allora cosa ho pensato di fare? Come ho deciso di combattere questi tormenti con le mie forze? Ho tempo praticamente da vendere, visto che non lavoro più. Se pian piano fossi io stesso a raccontare la mia storia scrivendola come un reportage, un'inchiesta o come un romanzo? Per questo motivo scrivo su questo blog, ogni giorno aggiornerò la narrazione con un pezzetto in più delle vicende che mi sono capitate, così da confessarle tutte una buona volta, alleggerendo il mio animo e la mia mente dilaniata.
Ah, dimenticavo di dirvi che lavoro ho fatto nella vita.
Sono stato il direttore di un carcere misto per oltre 40 anni.
Ho visto cose che tutti stenterebbero a prendere per vere.
Serial killer di prigionieri, complotti, sette segrete, traffici clandestini, possessioni, radicalismi politici, suicidi, estremismi religiosi, fantasmi, anime vaganti...
Ho visto tutto e quindi voglio raccontarle tutte queste mie storie dalla prigione.