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venerdì 15 giugno 2018

#0 Kill Her: i dodici inspiegabili omicidi

Selene parcheggiò la propria auto nel vialetto di casa come ogni sera quando ritornava dal dipartimento. Si sentiva stanca e spossata, ma finalmente era venerdì ed il suo turno di lavoro, protrattosi per due lunghissime ore in più, era già finito. L'indomani sarebbe stata libera, il sabato era sempre il suo giorno di riposo e di solito lo passava andando al parco o vedendosi con le amiche.
Per essere un detective capo di 40 anni e rotti della sezione investigativa, era comunque una donna che si teneva in forma e conservava il proprio corpo tonico grazie all'attività fisica e alla palestra, dove andava a sudare almeno 4 volte alla settimana. Se non si fosse sparsa la voce del suo essere single e del suo non avere figli o legami sentimentali, sarebbe potuta passare tranquillamente per una splendida ed affascinante madre di mezza età. Magari una di quelle su cui tanti adolescenti, ma anche tanti adulti, fantasticano in privato o in compagnia di amici stretti e pervertiti.
Tirò il freno a mano, richiuse la porta del garage alle proprie spalle e finalmente spense l'automobile, lasciandosi andare ad un lungo e meritato respiro di sollievo.
Era a casa, era sola e adesso avrebbe potuto rilassarsi. Per almeno 24 ore non ci sarebbero stati omicidi su cui investigare, scene del crimine insanguinate dove trovare indizi o ricostruire atti violenti, prigionieri o sospettati da interrogare e mettere sotto torchio e parenti da consolare in qualche modo. Sola, libera, leggera, rilassata, solo questi sarebbero stati gli stati d'animo di cui avrebbe dovuto prendersi cura e relativamente preoccuparsi. Non c'è cosa migliore infatti per l'essere umano di quella di non dover pensare a nulla e dover solamente mettere in atto il proprio godibile relax.
Entrò in casa dalla porta interna del proprio garage, chiamò e salutò la sua piccola gattina di nome Anya, mettendole anche dei buoni croccantini freschi, e poi fece una corsa diretta verso la doccia. L'acqua calda era per lei una droga tanto potente quanto lo erano delle buone coperte fresche e tiepide sotto cui addormentarsi dopo una giornata di lavoro.
Si lavò con calma ovviamente, facendosi un lunghissimo shampoo, depilandosi le gambe con il rasoio usa e getta e passando sulla propria pelle le varie creme corporee e creme viso che solitamente usava per idratarsi. Applicò anche una maschera facciale, prima di scendere al piano di sotto, difatti la sua gatta si spaventò quando le vide il viso verdognolo a causa dell'aloe vera. Scoppiò a ridere quando la vide correre via dalla sedia su cui si stava leccando, per fuggire a nascondersi sotto al divano.
Prese una delle bottiglie di birra che aveva nel frigo e mise nel microonde degli avanzi di pasta da riscaldare. Mettersi a cucinare qualcosa di fresco alle 10 di sera non sarebbe poi stata una buona idea, tanto valeva non buttare quel cibo che aveva già preparato il giorno prima.
Stappò la bottiglia con l'uso di una forchetta e fece un inebriante e fantastico sorso gelido. Il liquido giallo scese in gola come uno dei più fantastici nettari mai conosciuti, riscaldandola e raffreddandola allo stesso tempo. Si sedette sul divano e accese la televisione.
Cominciò a far scorrere i canali perché non aveva minimamente idea di cosa voler guardare, ma quella pigrizia e quella inerzia erano semplicemente le parti integranti del proprio modo di rilassarsi. Non doveva fare nulla e non doveva pensare a nulla. Punto e basta.
Poi però avvennero nello stesso momento due cose tremendamente collegate.
Lei si soffermò per un solo secondo su un notiziario notturno di una tv locale e il suo cerca-persone suonò con ingordigia e avidità.
Dodici cadaveri erano stati scoperti dalla polizia grazie a telefonate anonime e apparentemente tutti quanti erano morti durante lo stesso lasso di tempo.
Prese il cerca-persone già sapendo che quella serata sarebbe andata a farsi fottere, ma prima che potesse anche solo leggere il messaggio, il suo telefono di casa suonò. Era il suo collega e le chiedeva di ritornare subito in dipartimento.
"C'entrano i 12 omicidi che ho appena visto al notiziario?", domandò annoiata e incazzata.
"Sì, Selene".
"Io ho finito il mio turno e domani non devo lavorare, quindi perché mi stai chiamando? Convoca Charles!".
"Non è solo l'orario che accomuna queste morti", spiegò con voce roca il suo collega.
La donna con ancora i capelli umidi deglutì e non riuscì a chiedere di cos'altro si trattasse, prima che la persona all'altro lato del telefono glielo comunicasse direttamente.
"Sono stati uccisi tutti con un'arma contundente diversa, è stato disegnato un pentacolo con il loro sangue sulle mura dei vari soggiorni e sulla pelle dei loro polpacci è stato inciso il tuo nome...".
Il microonde fece risuonare la propria campanella per annunciare il piatto pronto e riscaldato. Peccato che quella sarebbe stata una pasta che mai avrebbe mangiato, esattamente come quei capelli umidi con cui si rigettò nella notte senza mai più asciugarli.

martedì 30 maggio 2017

#11 Horror Club: l'amante addolorata

Non voglio farle delle domande indiscrete, ma lei ha notato qualcosa di strano nel suo ragazzo in questo periodo?
Qualcosa di strano? Del tipo?
Non so, nervosismo, irrequietezza. Magari delle manifestazioni di comportamenti violenti.
Stesa di fianco a lui ripensava alle domande che il detective le aveva posto. Lui dormiva beatamente al suo fianco, mostrandole una schiena bianca e pallida con alcuni nei nerastri. Respirava sommessamente. Le luci blu psichedeliche della stanza stonavano più dell'erba che avevano fumato. Era la prima volta che si rendeva conto dell'assenza delle finestre. Il fumo come faceva ad evadere da quel posto se la porta la tenevano sempre ben chiusa?
No, è sempre stato lo stesso da quando ci siamo messi insieme. Lavora, passiamo del tempo insieme, usciamo, scopiamo. Le solite cose. Non succede mai niente di nuovo o di diverso nella nostra vita.
Ne è sicura? Non gli ha mai visto addosso dei segni di colluttazione? O del sangue magari? In casa sua ha mai visto un tubo di ferro? Un tubo da lavandino?
No, mai visto niente di simile. Penso che avrei chiamato la polizia se mai fossi incappata in qualche stronzata del genere.
Eppure il tubo lui lo aveva sempre con sé, non se ne separava mai. Quando non uscivano, lo teneva poggiato su di un lato del letto, a portata di mano. Se invece abbandonavano la stanza, lo metteva sul proprio cuscino. Il tubo da lavandino era il suo orologio da polso. Lo lucidava, lo puliva, lo lavava. A volte comprava della vernice per pitturarne i punti in cui aveva preso qualche colpo violento. Lei non sapeva il motivo per cui fosse inseparabile da quell'oggetto, non sapeva neanche per cosa lo usava. Spesso era capitato che lo adoperasse per scoparla, come un vibratore manuale. La lubrificava e piano piano glielo spingeva dentro. Quella sensazione di freddo e di durezza le piaceva. Lui riusciva a farlo muovere con delicatezza su e giù, dentro e fuori. E la faceva venire piacevolmente. Non c'era niente di strano. Forse morboso, ma non violento o strano.
Se dovesse accadere qualcosa o se dovesse notare una qualsiasi anomalia sospettosa, la prego di chiamarmi. Non voglio allarmarla, ma forse lei convive con uno spietato serial killer.
Okay, vi terrò aggiornati.
Aveva tenuto quel biglietto da visita, senza farne parola con lui. Non voleva allarmarlo, non voleva che si spaventasse. Lei non aveva detto niente di compromettente, se mai ci fosse stato qualcosa da compromettere.
Si svegliò di soprassalto, afferrando al volo il tubo da lavandino come per difendersi da un nemico. Non c'era nessuno tranne la sua amante. La fissò con dolcezza. Lei non sapeva che lui era a conoscenza di quell'incontro con la polizia, di quell'incontro col detective che gli stava alle calcagna. La bacio sulle labbra, le leccò il collo e con malizia le passò la spranga sulle gambe. Le sfilò le mutandine, le fece allargare le cosce e come di consueto le infilò il tubo di ferro nella vagina, placidamente, lussuriosamente.
"Un testimone in meno è una bocca mancante che può confessare" e con un violento scattò spinse il tubo dentro, arrivando a perforarle addirittura lo stomaco. Il sangue addolorato riempì l'intero letto, più delle urla stesse.

L'uomo con la cicatrice bluastra si guardò intorno una volta terminata la sua terza storia. Sembrava toccato, commosso dalle sue stesse parole. Il fatto che narrasse racconti biografici stava prendendo più consistenza che mai, difatti pareva che avesse chiaramente esposto l'omicidio della sua donna. Era lui il serial killer del tubo da lavandino? Quante persone aveva ucciso prima di entrare in quella stanza con noi? Era lui il fondatore di questo Club? Perché darci le pillole?
Considerando poi gli effettivi poteri che stavamo acquistando e le ultime storie raccontate, sovvenivano anche altri quesiti. Aveva raccontato questa storia poiché già accaduta oppure lo aveva fatto per uccidere narrativamente la sua ragazza cosicché non parlasse col detective? Non aveva preso tablet né fatto dirette, come potevamo mai capire che fine aveva fatto quella donna? Il detective sarebbe morto nei prossimi racconti o sarebbe riuscito a fermare il serial killer del tubo?
La ragazza dell'eterocromia si alzò in piedi...