La contraddizione degli atei e degli agnostici è quella di screditare chi crede in qualcosa. Non credere in niente o credere in qualcosa di completamente personale e unico, non dà il diritto di gettare fango sulle credenze di qualcun altro. La religione, la fede e la speranza sono tutti elementi in cui una persona ripone le proprie fragilità, chiedendo umilmente che vengano protette da qualcuno o qualcosa in grado di farlo. Perché chi riesce a farlo da sé dovrebbe avere il diritto di umiliare chi non non ce la fa?
Mark faceva parte di questa categoria di persone. Lui credeva in sé stesso. Lui credeva unicamente nelle proprie forze e nelle proprie capacità. Il suo non credere alle religioni lo portava automaticamente a criticarle pesantemente, dando discredito ai suoi seguaci.
Quel giorno in chiesa, al matrimonio di uno dei suoi migliori amici, non sopportava più l'eterna lunghezza della cerimonia. Era in piedi, in un angolo accanto ad una colonna portante, e sospirava sudando nel suo completo gessato.
"Bla, bla, bla e quindi bla", erano le uniche cose che riusciva a sentire oltre al calore asfissiante.
Dinanzi ai suoi occhi c'erano centinaia di persone timorate e piegate ad ascoltare. Lui non le capiva. Non riusciva a concepirle neanche lontanamente. Voleva scuoterle e farle riprendere, voleva riconsegnargli il lume della ragione che evidentemente avevano perso.
Su, ragazzi! Svegliatevi un po', cazzo! Chiudiamo qui questa farsa e andiamo a mangiare al ristorante. Sento di svenire per tutta la fame che ho!
La forza di chi crede in sé stesso è che qualsiasi situazione può affrontarla da sola. Nessuno però parla mai della debolezza che queste persone hanno. La fragilità di chi crede in sé stesso è che quando inevitabilmente non si riesce a fare qualcosa, ci si sente completamente inutili e falliti. L'autostima è dura finché non incontra una scarica di mitra.
Sospirò all'ennesima decantazione della misericordia e si grattò la schiena, dove aveva da poco fatto un nuovo tatuaggio. L'ala demoniaca che gli scendeva lungo la spina dorsale sembrava percorsa da miriade d'insetti scalpitanti. Un prurito inaudito, un prurito quasi interiore.
Gli girava la testa, ma sapeva che non poteva allontanarsi da lì. Lo sposo lo conosceva bene e ogni tanto si voltava a fissarlo. Aveva promesso di essere lì, se si fosse allontanato non glielo avrebbe perdonato mai.
"Può baciare la sposa", si sentì poi e la cerimonia finì poco dopo, accompagnati dal sollievo di Mark.
Nessuno si mosse però. Tutti restarono immobili.
Che stava succedendo? Perché nessuno andava via? La cerimonia era finita!
"Siamo qui riuniti oggi per celebrare l'unione davanti a Dio di..." e tutto riprese dall'inizio.
Si guardò intorno stralunato, venendo poi fissato nuovamente dallo sposo.
La cerimonia stava ripartendo da capo, senza che nessuno obiettasse o si opponesse.
Che diavoleria era mai quella?
Fu dopo che ricominciò la quinta volta, che Mark capì che quella cerimonia sarebbe durata per sempre.
"Questa è per la croce che ho tatuata sul viso", spiegò l'assistente si Solomon, sorridendo con i suoi denti aguzzi.
"Io sono agnostico, ma non scredito chi crede in qualcosa di religioso".
"Lo so", rispose. "Volevo solo farti capire che l'espiazione non significa unicamente che tu debba morire. A volte l'espiazione significa vivere per sempre nell'agonia...".
Sei grande Linooooo!
RispondiEliminaGrazie Rocco!
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