Se potessi cambiare le cose, tu non faresti altro che fare ciò che va fatto.
Non ricordava dove aveva sentito questa frase. Un film? Un libro? Una canzone? Una poesia? Dove? E fondamentalmente cosa significava? Era una giustificazione a qualcosa? Agli errori? Agli errori degli altri?
Si lavò le mani nel lavandino della cucina, si buttò una spruzzata gelida in faccia, cercando di capire cosa fare.
La famiglia felice è quella che vive in una grossa casa che tutti amano e tutti invidiano, dove le persone vogliono essere invitate costantemente a cena. La famiglia felice è quella che va al parco con le famiglie amiche, quella che va alle feste cittadine con tutti i vicini, facendo sfoggio dell'educazione dei propri figli. La famiglia felice è quella che falcia il prato e mangia in giardino d'estate.
La famiglia felice non è quella che punisce la figlia non ancora maggiorenne che passa la notte fuori tornando ubriaca e senza mutandine. La famiglia felice non è quella dove il fratello maggiore rinchiude nell'armadio per sei ore il minore della casa. La famiglia felice non è quella che compra gli alcolici al padre di famiglia che poi picchia la moglie. La famiglia felice non è lo stupro quotidiano dell'immagine che gli altri si sono fatti di essa .
Guardò fuori dalla finestra, scorgendo la luna dietro una manciata di nuvole bluastre. C'era silenzio, c'erano orologi fermi, c'era ancora sangue sulle sue dita tremanti. Si gettò altra acqua sul volto. Doveva togliersi quei vestiti, doveva fuggire, doveva dare fuoco a tutto. Doveva dimenticare cosa cazzo era successo tra quelle maledette e stupide mura.
Suo padre che spacca la bottiglia in testa a sua sorella, sua madre che piange in un angolo. Suo padre che si slaccia la cinta e lega suo fratello maggiore. Suo padre che prende la pistola. Suo padre che comincia a sparare senza alcuna ragione. Il sangue che schizza con le cervella. Lui che piange sotto al tavolo. Nessuno si è accorto di lui tranne sua madre. Sua madre che gli dice di fuggire ora. O adesso o mai più.
Lui che corre e si ferma di colpo vicino al lavandino.
Se potessi cambiare le cose, tu non faresti altro che fare ciò che va fatto.
Ecco dove aveva sentito quella frase. Dal lavandino. Da quel lurido lavandino aveva sentito proferire quelle parole.
Lui che sgrana gli occhi, lui che afferra un coltello, lui che taglia la gola a suo padre.
Il lavandino che ride.
Tardi. Tutto troppo tardi. Suo padre aveva già ucciso tutti...
La voce dell'ultimo narratore non era una voce qualunque, non era una voce normale. Si alzò in piedi e la sua figura fu completamente illuminata dalla luce della candela. Indossava un grandissimo impermeabile verde militare che si sfilò mostrando una stazza deforme. Era pallido, ingobbito, il volto ustionato, protuberanze carnose. Le labbra erano sottilissime e i denti affilati. Raggelarono tutti dopo averlo osservato ed aver associato quella voce roca e maligna a quella figura.
Io non potei fare a meno di pensare ad un vecchio amico di famiglia. Un contadino nostro vicino di casa che, sapendo della mia passione per l'horror, mi aveva raccontato una vicenda che gli era capitata in passato (#16 Paure dell'uomo: Fuggiasco). Sembrava lui, pareva l'uomo spaventoso di quel racconto. Non potei fare a meno di pensarci.
Dopo poco si sedette e tutti ripiombammo nel buio. Cosa sarebbe accaduto adesso? Ma prima che potessi rispondere, l'uomo dalla cicatrice bluastra si alzò in piedi. Era pronto a parlare e tra le dita stringeva qualcosa di strano...
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